Ok, lo faccio subito. Eccola qui!
COVERSTORYBrothers & Sisters, in anteprima assoluta con la stagione 3 in onda su FoxLife,
è un continuo "work in progress". E TelefilmMagazine a chiesto a Ron Rifkin di
darci la sua ricetta di questa continua ed entusiasmante evoluzione...
Intervista a cura di: Alessandra De Tommasi
"Il set di Brothers & Sisters sembra un campo minato, o meglio una scena del crimine,
o almeno così mi sembra durante la mia visita a Los Angeles per incontrare il cast.
Mi siedo nell'ufficio dei Walker, mentre sbircio nella stanza accanto, dove un nastro
giallo (della serie "Don't Cross The Line") isola il resto della zona con la scritta
"Hot Set". Niente di scabroso, però: la produzione ha allestito l'area per la prossima
ripresa, e ogni minimo spostamento rischierebbe di mandare all'aria il lavoro di ore,
forse di giorni di lavoro. Ron Rifkin (lo Zio Saul) arriva con un enorme sorriso,
sovrastato dai due occhi furbetti incorniciati dagli occhiali con montatura verde.
Sembra un arcobaleno d'allegria, e non solo per l'umore giovanile: i suoi calzini
potrebbero fare concorrenza a quelli proverbiali di David "Angel" Boreanaz perchè
sono a righe coloratissime, dal viola al fuxia, passando per il verde. Tutta la
tensione di trovarsi faccia a faccia in un ambiente chiuso con Sloane di Alias svanisce
con la sua prima battuta, la prima di una lunga lista che il poco spazio a disposizione
mi impedisce di raccontare... Ora capisco perchè nelle scene con Jennifer Gardner, all'
epoca, mantenesse l'espressione cattiva anche durante i propri controcampi. Gli basta
davvero poco per scoppiare in una risata contagiosa!"
TFM: Partiamo da Alias e da Sloane. Ti mancano?
Ron Rifkin: Certo che si! Adoravo recitare il ruolo del cattivo,
soprattutto perchè non lo sono affatto (ride)... O almeno così
credo, per esserne certa dovresti chiedere a mia moglie!
TFM: Saul, a differenza di Sloane, è un personaggio più definito...
Ron Rifkin: Loro due hanno in comune il processo creativo: all'inizio
di Alias non avevo la minima idea di cosa fosse Sloane, e
credo non lo sapesse neppure J.J.Abrams (il creatore). Col
tempo si è capito che era un demonio vero e proprio, ma
comunque l'evoluzione di un personaggio deriva anche dall'
interazione con il resto del cast. Prendiamo "Brothers &
Sisters", ad esempio: il cambio del cast originale ci ha
destabilizzati tutti, e l'alchimia del set è cambiata
inevitabilmente. Quindi non posso dire neppure ora che
Saul sia un personaggio definito...
TFM: Come mai?
Ron Rifkin: Non so ancora chi sia perchè a volte è lo stesso personaggio
che prende vita con il tempo. L'idea che fosse gay, pe esempio,
è nata all'improvviso: uno sceneggiatore si è chiesto come mai
Saul alla sua età non fosse sposato, e ne ha ipotizzato che
potesse essere omosessuale. Allora mi ha telefonato per volermi
chiedere un parere, e io sono stato subito d'accordo.
TFM: Eppure all'inizio sembrava che lo ignorasse del tutto...
Ron Rifkin: Era così in effetti, quando Kevin gli chiese se fosse gay, Saul
risponde di no, ma in quel momento non lo sapevo neppure io (ride)!
TFM: Qual è l'approccio che hai verso i tuoi personaggi?
Ron Rifkin: Prendiamo ad esempio di nuovo Sloane: per un tipo complicato
come lui io parto sempre dalla fragilità umana, dalle debolezze.
E' questo lato del personaggio che accomuna tutti e da cui si
può costruire il resto, cominciando a capire il ruolo e ad amarlo,
con tutti i suoi limiti. A quel punto difendo ostinatamente
l'amore per il mio personaggio, come faccio nella vita con i miei
amici e la mia famiglia, e allora lavoro sulle lotte interiori
che lo caratterizzano.
TFM: E con chi ingaggi questa lotta?
Ron Rifkin: Innanzitutto con il regista. Sono molto protettivo con il mio
personaggio, e sul set ogni settimana siamo diretti da una
persona diversa. Se è alla prima esperienza televisiva, lo metto
in guardia sul fatto che conosco Saul meglio di lui, così in
un certo senso lo proteggo. In un film hai a disposizione settimane
per mettere a fuoco dei piccoli cambiamenti, in tv invece hai
solo pochi giorni per dare un'impronta decisiva.
Tratto dalla rivista mensile "TelefilmMagazine", numero 45, novembre 2008.
poi la posto 
lo vogliooooo